LEGGENDE NOSTRANE: IL GIGIAT
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Di certo sappiamo solo che vive tra le vallate della Valmasino. Non si conosce con certezza neppure di che animale si tratti: probabilmente è un incrocio fra un caprone ed un camoscio, o forse uno stambecco, dal pelo lunghissimo – che si fa tosare ogni primavera- e dalle corna possenti. Le sue dimensioni sono gigantesche, tanto da poter attraversare un’intera valle con pochi balzi. L’aspetto più enigmatico di tutta la faccenda, però, è che, nonostante le sue dimensioni, ben pochi riescono ad avvistarlo, fondamentalmente solo le guide alpine.
Il suo aspetto tutto sommato è buffo e goffo – soprattutto quando danza con le marmotte, inconfondibile il suo terribile odore, terrificante è la consuetudine di integrare la sua dieta, fondamentalmente vegetariana, con qualche pasto a base di escursionisti o alpinisti solitari, sorpresi ad addentrarsi nei suoi remoti territori.
Della sua figura si legge, sulla parete di una casa di San Martino, all’imbocco della Val di Mello: “El Gigiat, nume tutelare de esta splendida valle. Buono con lo homo che natura rispetta, mala sorte a chi lo trovasse non rispettoso. Onori et gloria a chi el vedesse e notizia ne desse…” Animale fantastico sì, dunque, ma non bestia, anzi, quasi espressione di un’arcaica saggezza e giustizia, che non fa male al buono, ma punisce il malvagio.
Per questo è non solo temuto, ma anche rispettato: è ancor viva – tra i più anziani e i più saggi – la consuetudine di lasciare, d’inverno, un po’ di fieno nei prati, perché possa sfamarsi. Una manciata di castagne e del fieno viene lasciato sulla porta delle baite chiuse per l’inverno, affinchè il Gigiàt trovi un pò di ristoro.
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